Secondo una notizia della rivista cristiana “Topic”, la danza diventa sempre più amata anche in ambito ecclesiastico. Questa forma di “adorazione” è cominciata alla fine degli anni ’60 con il movimento dei Jesus-People, ovvero con i carismatici. I fautori della danza si richiamano al fatto che Dio ci ha creato con corpo ed anima e che la danza sarebbe quindi un mezzo legittimo per esprimere la propria gioia con il corpo. Per tutto ciò sarebbero sufficienti testimonianze dell’Antico Testamento. Come “testimone d’eccezione” viene citato quasi sempre Davide, di cui è risaputo che ha danzato davanti all’Arca dell’alleanza.
Nella storia d’Israele vengono citati tre esempi in cui Israele, ogni volta sotto la guida delle donne, aveva danzato in tondo per esprimere la gioia derivante dall’intervento di Dio e dai Suoi miracoli. Dopo la caduta dell’armata del Faraone, è scritto che “Miriam, la profetessa, sorella di Aaronne, prese in mano il tamburello, e tutte le donne uscirono dietro a lei coi tamburelli e con danze” (Esodo 15:20).
La danza di Miriam è ancora tipica del popolo d’Israele; è quella in cui un numero di persone si prende per mano e si muove in circolo al suono dei tamburi, proprio come per il girotondo che fanno i bambini, ed è espressione di un moto di gioia interiore.
La danza di Miriam scaturiva dagli eventi divini appena verificatisi, che suscitarono in lei e nel popolo un tale giubilo da far loro adorare Dio in un coro in girotondo per celebrarne la fedeltà. L’impulso veniva da Dio e riconduceva a Dio.
L’evento successivo è la danza della figlia di Iefte (Giudici 11:32-34). Leggiamo inoltre in 1 Samuele 18:6-7, “Al loro rientro, quando Davide tornava dall’uccisione del Filisteo, le donne uscirono da tutte le città d’Israele incontro al re Saul, cantando e danzando con tamburelli, con grida di gioia e con strumenti musicali. Così le donne si rispondevano a vicenda cantando, e dicevano: «Saul ha ucciso i suoi mille, e Davide i suoi diecimila»”.
Bisogna sottolineare che nessuno di questi eventi faceva parte di un normale culto a Dio. Si trattava di manifestazioni spontanee di gioia per le vittorie di Dio, che a loro volta erano collegate anche a molte vittime fra le fila nemiche.
In Israele c’erano occasioni particolari, collegate a ricorrenze visibili, come ad esempio vittorie o feste in cui la gioia veniva espressa tramite la danza in cerchio. Queste manifestazioni, tuttavia, non hanno niente a che fare con il culto normale. Ecco perché non c’è da meravigliarsi che nella legge di Mosé la danza non sia assolutamente menzionata, mentre ad esempio il servizio di culto a Dio e il servizio sacerdotale vengono regolamentati fino all’ultimo dettaglio.
Già da questo si può concludere che i fautori della danza citano eventi episodici dell’Antico Testamento unicamente per poter introdurre “una moda” di largo consumo anche nell’epoca del Nuovo Patto.
Questo comportamento risulta particolarmente evidente tenendo presente il “versetto chiave” che dovrebbe giustificare la presenza della danza nei culti moderni, e cioè la danza di Davide davanti all’arca (2 Samuele 6:5-14). Anche in questo caso si tratta di un episodio particolare, davanti al quale bisogna chiedersi: con quale frequenza danzava Davide?
La risposta è: in tutto due volte, delle quali la prima è finita con un giudizio, poiché si erano importate le tecniche dei pagani per trasportare l’arca (v. 6).
A chi quindi cita Davide per teorizzare la danza come componente consueta di un culto al Signore, bisogna obiettare che potrebbe accontentarsi di danzare con la stessa frequenza di Davide. In tal caso, si estrapola un episodio particolare e da esso se ne fa un modello di comportamento fisso per il culto. Questo modo di fare in realtà è tipicamente fanatico e rispecchia una quasi totale ignoranza del pensiero della salvezza divina, per cui non è corretto estrapolare un versetto biblico dal proprio contesto. Se avessimo ancora le usanze della circoncisione, del regno davidico, dell’arca del patto, del tempio levitico e di tante altre cose, allora avremmo maggiori giustificazioni per adottare il testo di 2 Samuele 6 alla nostra epoca.
Chi invece conosce l’Iddio della Bibbia, sa bene che con la nascita della chiesa di Gesù, le cose visibili sono diventate invisibili. Un esempio classico è il discorso del Signore con la samaritana al pozzo di Giacobbe.
Prima, il monte era il luogo dell’incontro con Dio, ma oggi questo incontro avviene in modo invisibile. Nessuno deve più compiere pellegrinaggi a Gerusalemme per adorare il vero Dio. Allo stesso modo Dio, che aveva inizialmente liberato Paolo dal carcere in modo visibile (Atti 16:26), successivamente lascia i suoi servitori in catene visibili.
Paolo scrisse di un liberatore invisibile, componendo tuttavia le sue maggiori epistole per la chiesa proprio in carcere (Efesini e Colossesi).
Nella Bibbia in generale e in particolare nel Nuovo Testamento, le cose visibili per la chiesa si trasformano in cose invisibili (2 Corinzi 4:18; 5:7). Oggi, nel corso della corruzione degli ultimi tempi, si deve constatare un’inversione. Se si cercano passi sul tema “danza” nel Nuovo Testamento, ci si accorge di un grande vuoto e non c’è da sorprendersi per questo.
Ci sono solo tre passi in cui si parla di danza nel Nuovo Testamento. In Matteo 11:17 il Signore fa un paragone, citando le danze dei bambini. Successivamente in Luca 15:25 si racconta di come il ritorno del figlio prodigo suscitasse festeggiamenti con canti e danze.
In tal caso, tuttavia, si cita una delle più note parabole della Bibbia, non un evento reale. L’unico evento reale legato alla danza nel Nuovo Testamento si verifica alla festa di compleanno di Erode Antipa (Marco 6:22); in tale occasione, danzò la sua figliastra Salomè. La conseguenza fu che Giovanni Battista venne decapitato (v. 27). Pertanto possiamo dire, volendo essere benevoli, che gli interventi neotestamentari sul tema “danza” non sono decisamente incoraggianti.
Questo dato di fatto fece proferire al “principe” dei predicatori, il battista Charles H. Spurgeon, durante una conferenza sul tema danza, la seguente affermazione: “Ho molta paura a parlare di questo tema, perché la testa del primo battista [di Giovanni Battista], fu tagliata proprio in occasione di una danza”.
Anche l’apostolo Paolo dichiara in Romani 8:23 che attendiamo la redenzione del corpo. Siamo caduti a causa del peccato, e siccome il nostro corpo ancora geme e non è stato redento appieno, la danza fa ancora parte dei mezzi di espressione preferiti dal mondo decaduto, e suscita pertanto voglie e cupidigie.
Nel cristianesimo biblico, la conoscenza avviene tramite la mente dell’uomo, non tramite i sentimenti. La fede deriva notoriamente dall’ascolto della predicazione (Romani 10:17). Chi ascolta e comprende le parole di Gesù, secondo la Bibbia è paragonabile alla buona terra (Matteo 13:23). Sugli uomini degli ultimi tempi è scritto che hanno la mente corrotta (non i sentimenti), e pertanto sono incapaci di credere.
Paolo spiega dettagliatamente proprio ai Corinzi (1 Corinzi 14:16-19) che le manifestazioni che non hanno senso o che non vengono comprese sono inutilizzabili per il culto cristiano. Nel paganesimo, invece, quanto più si è letteralmente fuori di sé, tanto più ci si avvicina alla divinità. Per raggiungere quest’alterazione di coscienza, la danza rappresenta il mezzo preferito dai primordi dell’umanità.
Pertanto, non è sorprendente il fatto che la preferenza per la danza espressa da alcuni ambienti cristiani coincida proprio con l’epoca di comparsa della New Age e del nuovo paganesimo, che esercitano influssi sempre più evidenti anche nella Chiesa di Gesù.
Si pensi ad esempio al cambiamento di valori avvenuto in ambito morale, che non esclude neanche i figli di Dio. Proprio nella New Age, la danza o la consapevolezza del proprio corpo rappresenta una forma di presunta terapia “integrale”.
Inoltre, i movimenti del corpo effettuati con una certa intensità e accompagnati da una musica ad alto volume, favoriscono la secrezione di endorfine, i cosiddetti ormoni della felicità.
Purtroppo, un numero crescente di cristiani ha idee sempre più pagane rispetto all’adorazione: si pensa che adorare significhi provare sentimenti eccelsi, farsi trasportare in una condizione spirituale “particolare” grazie a musica, ritmi tribali, danze… Nel proprio vano comportamento ci si richiama volentieri a Davide che, come abbiamo detto prima, danzò davanti all’arca del patto.
Le critiche al riguardo vengono facilmente associate a quelle di Mical, che disprezzò suo marito in cuor suo. Ma ciò che avviene oggi assomiglia soprattutto alla danza intorno al vitello d’oro. Proprio come allora, essa viene definita una festa in onore del Signore (Esodo 32:5), ma anche come danza di lode in onore di Dio; in realtà si festeggia il proprio io non ancora crocifisso.
Con questa musica, e con i movimenti ad essa associati, non si costruisce sicuramente un rapporto con Dio, ma piuttosto un rapporto con se stessi. Basta guardare un po’ indietro alla storia della Chiesa per notare che, nei momenti in cui essa è tornata alla Parola, il teatro e la danza non vennero più presi in considerazione. Partendo da questa diagnosi, non c’è quindi da meravigliarsi se ai nostri giorni la danza e il teatro rivestono un ruolo significativo.
La potenza dell’immagine ha reso i sentimenti e la carne gli idoli di questa generazione, in onore dei quali vengono fatte delle danze. Pertanto non è affatto casuale che la danza si propaghi in ambienti carismatici e simili, poiché si tratta di movimenti che pongono enfasi particolare sui sentimenti e spesso ricercano anche sensazioni estatiche o stati di coscienza alterati.
Per riassumere possiamo dire che nella Bibbia la danza è menzionata, ma viene fatta distinzione fra danza spirituale e danza carnale. Le danze spirituali scaturiscono da un’azione divina e sono manifestazioni spontanee di lode a Dio. Non hanno forma né regola e sono vere e proprie danze di gioia.
La Bibbia non fa menzione di danze durante il culto. Nel Nuovo Testamento non si parla affatto di danza. La chiesa non danzava, né danzavano gruppi o singoli, né i discepoli a Pentecoste, né la chiesa quando grazie alla predicazione di Pietro migliaia di persone si convertirono. Paolo non danzava, e neanche Giovanni mentre riceveva la rivelazione dell’ultimo libro della Bibbia. Né il Signore, né gli apostoli, né i discepoli e neanche la chiesa danzavano.
Durante il culto, la danza è un evento impensabile e assolutamente pagano.
Anche se questo giudizio biblico è estremamente chiaro, sarebbe ingenuo credere che questa generazione di credenti entusiasti se ne lasci impressionare. Queste riflessioni non urteranno soltanto il loro amor proprio.
Viviamo in giorni in cui la gente si cercherà maestri in gran numero, secondo le proprie voglie, per prurito d’udire (2 Timoteo 4:3-4), e sembra che oggi non esista più alcun comportamento sbagliato che non trovi apparente giustificazione biblica.